Per gli amanti del calcio è semplicemente Sir Alex. È stata la principale figura del Manchester United per ventisei anni. Era il 6 novembre del 1986 quando venne ingaggiato dai Red Devils, da quel giorno Sir Alex vincerà 13 campionati, 10 Charity/Community Shild, 5 Coppe d’Inghilterra, 4 coppe di Lega, 2 Champions League, 2 Supercoppe Europee, 1 Coppa Intercontinentale ed 1 Mondiale per Club. Dallo scorso maggio non è più il manager del Manchester United. Dopo una vita di vittorie, e anche qualche sconfitta, ha deciso che era meglio fermarsi. Al suo posto lo United ha ingaggiato David Moyes, consigliato proprio dallo stesso Sir Alex.
Oggi in Italia esce la sua biografia, scritta con Paul Hayward, giornalista del Telegraph: Alex Ferguson, la mia vita. Edito da Bompiani. Sir Alex racconta diversi aneddoti, spiega per quale motivo ha deciso di ritirarsi, «non potrei più sopportare di perdere un campionato all’ultimo minuto», e si lancia a critiche ed elogi verso ex calciatori e colleghi. Il primo ad essere bacchettato è quello che per alcuni è il miglior calciatore inglese degli ultimi vent’anni: David Beckham. «La sua unica missione era diventare famoso fuori dal campo. L’unico giocatore, mai conosciuto, totalmente impassibile di fronte agli errori che commetteva», dice Sir Alex. Famosa la lite che avvenne tra il tecnico scozzese e lo spice boy dopo una sconfitta contro l’Arsenal: Sir Alex lo richiamò nello spogliatoio urlandogli le proprie colpe per quella sconfitta, Beckham si offese, e si ritrovò una scarpa in faccia tiratagli proprio da Sir Alex. Nell’estate successiva Beckham si trasferì al Real Madrid.
Di tutt’altra opinione quella sul neo pallone d’oro Cristiano Ronaldo: «Un artista, il miglior talento che ho mai allenato». Belle parole anche per Scholes, Cantona, Giggs, Rio Ferdinand e Roy Keane, tutte bandiere del Manchester United.
C’è spazio anche per alcuni Italiani nella biografia di Sir Alex, l’ex manager scozzese ha usato voluto ribadire la sua stima per l’ex allenatore della Juventus Marcello Lippi, avversario di «battaglie leggendarie, la sua Juve fu un modello per me», ma anche Zola «fantastico» e Maldini, «quello che avrei voluto portare a Manchester ma non fu possibile». Tra gli ultimi rivali di Sir Alex, c’è anche José Mourinho, definito lo «special rival». C’è un capitolo del libro dedicato interamente al tecnico portoghese, dove Sir Alex racconta che quando lo sentì definirsi «special one», lui pensò: «Che fottuto giovane bastardo. Una voce dentro mi diceva però che era bravo, furbo e intelligente», e aggiunge «La sua preoccupazione è che il team che allena non perda. Il gioco è secondario. È il punto d’inizio della sua filosofia».
Sir Alex Ferguson è stato più di un semplice allenatore. È stato un manager, un uomo squadra, una bandiera che può vantare 49 trofei in bacheca. Il suo fascino e la sua autorevolezza lo hanno portato ad essere rispettato da tutti, e faranno sì che la sua figura resti viva negli annali del calcio. Intanto generazioni di allenatori potranno leggere la sua autobiografia, sognando di ripercorrere un giorno le straordinarie imprese di cui è stato assoluto protagonista.